giovedì 17 ottobre 2019

di calma e tumulto

non svaniranno mai le sensazioni di calma e tumulto tutte le volte che mi troverò davanti a un ciclo pittorico, allo stesso modo in cui non svanirà mai il ricordo di come mi sentii quando mi spiegarono cosa fosse la pittura narrativa. che scopo avesse, quale linguaggio parlasse e in che modo i personaggi sopravvivessero in una forma unitaria, movimentata, ma mai asfissiante. concetti all'apparenza semplici da mettere in parola quanto enormi da realizzare, l'artista con la sua mano e lo spettatore con gli occhi della mente. tenere tutto insieme senza distrarre e raccontare una storia dentro la storia, tralasciando tutto ciò che non è essenziale agli occhi, per coglierne il messaggio più intimo e il più fedele.
ma ci si ritrova sempre davanti a un ciclo narrativo col respiro mozzato per un po', con gli occhi che sembrano avere volontà propria e vagano per farsi raccontare tutto in silenzio.
tra le altre cose sono inoltre certa, in maniera piuttosto definitiva, che non dimenticherò mai il modo in cui il tempo svanì quando mi trovai davanti al san giorgio e il drago di vittore carpaccio.
svanì, il tempo, senza alcuna remora.


alla pinacoteca nazionale di bologna c'è un piccolo quanto intimo spazio quadrato che racchiude ciò che rimane di un magnifico affresco narrativo basato sulle storie del vii e x canto dell'orlando furioso, di ludovico ariosto. realizzato da niccolò dell'abate (1499-1571), in origine era collocato presso palazzo torfanini, poi staccato e donato alla pinacoteca nel 1965 per motivi di prevenzione e conservazione. sono storie che riguardano gli episodi di ruggero e alcina. magnifico oltre le parole, ruggero che fugge dal castello di alcina.